Sin da quando Alfred Wegener ipotizzò la
deriva dei continenti nel 1915, comprendere il processo di rottura dei
continenti e la formazione degli oceani è rimasta una sfida per le Scienze
della Terra.
La classica teoria della Tettonica delle Placche
prevede la rottura delle placche continentali come risposta alla risalita
termica dall’astenosfera, seguita dalla formazione di nuova crosta oceanica correlata
alla rapida ed intensa attività vulcanica. Tuttavia, questa teoria fu
contraddetta negli anni ‘90 da studi dei margini continentali nord atlantici,
dove non si riscontrava la presenza di intenso vulcanismo durante l’apertura
dell’oceano, ma di una lunga estensione meccanica della crosta durata decine di
milioni di anni prima che nuova crosta oceanica si formasse. Da quel momento i
processi di apertura di nuovi oceani sono stati classificati secondo queste due
tipologie molto differenti tra di loro.
Per verificare che la rottura delle placche
continentali e la formazione di nuovi oceani possa avvenire anche con meccanismi
diversi, il consorzio IODP (International Ocean Discovery Program) ha condotto
una missione scientifica di 4 mesi (Exp 367/368) nel Mar Cinese Meridionale,
considerato un peculiare caso di rottura avvenuta velocemente ma in assenza di
forte vulcanismo.
La nave di ricerca JOIDES Resolution ha perforato e
campionato il fondo oceanico, spingendosi ad oltre 1600 m di profondità al di
sotto di fondali profondi sino a 4000 m. Le analisi condotte durante le
perforazioni e sugli oltre 2.5 km di materiale campionato, hanno permesso ai 68
Scienziati provenienti da 13 diversi Paesi che si sono avvicendati a bordo, di
riconoscere come l’evoluzione del Mar Cinese Meridionale rappresenti di fatto
l’anello mancante tra le diverse tipologie di rottura proposte dalla Tettonica delle
Placche. In tale Oceano, infatti, il processo di rottura è avvenuto con un
moderato vulcanismo, ma è stato istantaneamente seguito dalla formazione di nuova
crosta oceanica spessa sino a 5-6 km.
Tale importante risultato è stato
recentemente pubblicato dalla rivista Nature Geoscience a nome di tutti i
partecipanti della missione.
La missione ha visto la partecipazione di tre scienziati
italiani: Claudia Lupi del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente
dell’Università di Pavia, Jacopo Boaga dell’Università di Padova e Sara Satolli
dell’Università di Chieti e la scoperta aggiunge un ulteriore tassello alla
comprensione della Teoria della Tettonica delle Placche e apre la strada ad
altri lavori scientifici sui materiali raccolti durante le spedizioni. Sono,
infatti, ora in fase di studio più di 36mila campioni di sedimenti e rocce
carotate durante la missione.
Di questi, 1200 sono presso il laboratorio della
dott.ssa Lupi a supporto dello studio della Storia Climatica di questa area
geografica, un altro interessante goal delle spedizioni IODP 367/368.