L’Aquila, 6 aprile 2009: momento di svoltanella comprensione e percezione dei terremoti italiani
Introdurrà Silvio Seno, Ordinario di Geologia
strutturale all’Università di Pavia e già membro della Commissione Grandi
Rischi.
Dieci anni fa, alle 3.32
del mattino del 6 aprile 2009 una scossa di terremoto di magnitudo 6.3 colpì
L'Aquila e i centri abitati vicini cogliendo nel sonno migliaia di persone e
radendo al suolo case, monumenti, edifici storici, ospedali, università. 309
furono le vittime, 55 delle quali studenti universitari, oltre 1.600 feriti,
decine di migliaia gli sfollati e almeno 10 miliardi di Euro i danni stimati.
Il terremoto era stato preceduto, per oltre tre mesi, da una
intensa sequenza sismica e, pur tuttavia, colse tutti, scienziati, protezione
civile e popolazione, sostanzialmente impreparati.
Come fu possibile? Le conoscenze scientifiche non erano state
sufficienti? La politica aveva altre priorità? Sette anni dopo, quando il
terremoto del 24 Agosto 2016 di magnitudo 6.2 distrusse la città di Amatrice e
causò 300 vittime, la società e la scienza hanno reagito diversamente? Le
conoscenze scientifiche avevano fatto un passo in avanti anche “grazie”
all’esperienza ed ai dati scientifici del terremoto aquilano?
La Professoressa Giusy
Lavecchia si occupa di Geologia strutturale e, in particolare, di pericolosità
sismica e sismotettonica. È Direttore del
Centro InteRUniversitario per l’analisi
SismoTettonica tridimensionale (CRUST)
che vede la partecipazione di 12 Atenei italiani. Tra gli organismi di cui ha fatto parte va
ricordata la Commissione Grandi Rischi del Dipartimento della Protezione Civile.