Il 18 di gennaio 2018 usciva sul sito https://www.lavocedinewyork.com/ l'articolo
"Dietro le quinte del Met, gli scienziati del bello sono tre italiani Marco Leona, Federica Pozzi, Elena Basso: ecco chi applica alle opere del Met e di tanti altri musei newyorkesi la (necessaria) lente scientifica"
Scritto
da Giulia Pozzi e Stefano Vaccara
L’articolo
ci porta nei laboratori del Metropolitan Museum (MET), un labirinto di ampi corridoi e luminose sale in cui perdersi è un vero piacere.
Il MET è il museo americano che possiede il laboratorio scientifico
più avanzato e un corpus accademico
di scienziati molto importante. Il laboratorio ospita strumentazioni all'avanguardia, potenti microscopi, tecnologie di ogni tipo, e tanti
scienziati – 14 lo staff stabile, con cicliche incursioni di borsisti – che
ogni giorno lavorano per scoprire o approfondire la verità materiale degli
oggetti d’arte, a scopo di ricerca e di conservazione. Tra questi sono
presenti diversi Italiani ed alcuni di questi si sono formati all’Università di
Pavia con percorsi legati alle Scienze Geologiche. Protagonista dell’intervista
è Marco Leona con le sue collaboratrici Federica Pozzi e Elena Basso. Leona spiega
come sia approdato negli USA dopo una laurea in Chimica e un dottorato di
ricerca in Mineralogia e Cristallografia all’Università degli Studi di Pavia
e come abbia investito tante energie per creare il laboratorio che dirige.
I tre italiani sono coinvolti in un progetto iniziato
da circa un anno la missione la “Network Initiative for Conservation Science”. Una iniziativa di cui Federica Pozzi è responsabile, alla
quale lavora anche Elena Basso, e finanziata dalla Andrew W. Mellon Foundation.
Pozzi ha una laurea e un dottorato di ricerca in Chimica all'Università Statale
di Milano mentre Basso una laurea in Scienze Geologiche e un dottorato
di ricerca in Scienze della Terra. Elena Basso ha frequentato lungamente il
nostro Dipartimento e si sempre dimostrata una ricercatrice brillante dotata di
robusto metodo scientifico e naturale curiosità. Questa sinergia tra conoscenza
e capacità di collaborare e interagire con professionalità differenti è testimoniata
anche dal fruttuoso connubio con Pozzi al MET
Temerarietà, immaginazione e tanta voglia di
lavorare sono state insomma le qualità necessarie per realizzare quello che,
fino a poco più di 12 mesi fa, era ancora un sogno. 21 progetti di varie
dimensioni, 94 opere d’arte analizzate, tutte le richieste pervenute da altri
musei e istituzioni soddisfatte in un solo anno di lavoro: i presupposti sono
ottimi.
Articolo completo: https://www.lavocedinewyork.com/arts/arte-e-design/2018/01/18/dietro-le-quinte-del-met-gli-scienziati-del-bello-sono-tre-italiani/